L’Ulivo benedetto nella Domenica delle Palme: perchè?
L’Ulivo benedetto è uno dei simboli più importanti della Domenica delle Palme, la celebrazione nella quale si ricorda l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme accolto dalla folla gioiosa. La gente lo acclama come un vero re, agitando fronde e rami presi dai campi. La tradizione di portare con sé lungo il pellegrinaggio verso il tempio di Gerusalemme un mazzo intrecciato di palme, mirto e salice, si sviluppò con la celebrazione ebraica di Sukkot.
In base al calendario liturgico cattolico, la Domenica delle Palme è celebrata la domenica precedente alla festività della Santa Pasqua. Si tratta di un evento importante poiché da inizio alla Settimana Santa. Come sappiamo però, il periodo della Quaresima terminerà solo con la celebrazione dell’ora nona del Giovedì Santo, il giorno in cui, con la celebrazione vespertina viene dato inizio al Sacro Triduo Pasquale.
Ma come nasce la tradizione dell’Ulivo benedetto nella Domenica delle Palme? Vediamolo insieme in questo nostro blog.
La tradizione della Domenica delle Palme
Come abbiamo anticipato, con la Domenica delle Palme si ricorda l’entrata trionfale di Gesù a Gerusalemme per andare incontro al sacrificio della morte sulla croce. Da questo momento inizia la Settimana Santa durante la quale vengono rievocati gli ultimi giorni della vita terrena di Cristo, si celebra la sua Passione, la Morte e la Risurrezione.
Il racconto del suo ingresso a Gerusalemme è presente in tutti e quattro i Vangeli, seppur con alcune varianti. Ad esempio in quelli di Matteo e Marco si racconta che la gente sventolava rami di alberi, o fronde prese dai campi, invece Luca non si sofferma neanche su questo particolare, solo Giovanni parla di palme (Mt 21,1-9; Mc 11,1-10; Lc 19,30-38; Gv 12,12-16).

L’episodio rimanda alla celebrazione della festa della Capanne, una festività ebraica conosciuta con il nome di Sukkot in occasione della quale i fedeli raggiunsero Gerusalemme in pellegrinaggio e salirono fino al tempio in processione. Ognuno portava in mano il lulav, un piccolo mazzetto fatto dai rami di tre alberi: la palma, simbolo della fede,il mirto, simbolo della preghiera che saliva verso il cielo, e il salice, la cui forma delle foglie ricordava la bocca chiusa dei fedeli, in silenzio davanti a Dio e legati insieme con un filo d’erba (Lv. 23,40). La processione era ritmata dalle invocazioni di salvezza poi, con il tempo, si è trasformata in una celebrazione corale della liberazione dall’Egitto. Ricordiamo infatti che, dopo il passaggio del mar Rosso, il popolo ha vissuto per quarant’anni sotto delle tende, nelle capanne. Secondo la tradizione, il Messia atteso si sarebbe presentato proprio durante questa festa.
Qual è il significato della palma?
La palma simboleggia il trionfo, l’acclamazione e la regalità. Il suo significato è sinonimo di vittoria, rappresenta l’ascesa, la rinascita e la conquista dell’immortalità. Si tratta inoltre di un’allegoria dell’araba fenice, che risorge dalle sue ceneri, e dell’albero della vita, il simbolo dell’immortalità dell’anima.
Secondo la simbologia cristiana, presente fin dall’epoca paleocristiana, la palma è legata a un passo dei Salmi dove si racconta di come, una volta fiorita porterà saprà rivelare le sue doti. Infatti, la palma produce un’infiorescenza quando ormai sembra morta, quasi come a ricordare i martiri che ottengono la loro ricompensa una volta raggiunto il paradiso.
La simbologia ricorda dunque l’entrata di Gesù Cristo a Gerusalemme, prefigurando la Resurrezione dopo la morte, oppure come simbolo della resurrezione dei martiri, come viene citato nell’Apocalisse (7, 9).
L’asina al posto del cavallo: perchè?
Una volta fatto il suo ingresso a Gerusalemme, al tempo la sede del potere civile e religioso della Palestina, Gesù venne acclamato dalla gente del popolo come si faceva solo con i re. A differenza del re però, si presentò a cavalcioni di un’asina, per dimostrare la sua umiltà e mitezza. Infatti, la cavalcata dei re, che solitamente erano dei guerrieri, avveniva a cavallo.
Come narrano i Vangeli, Gesù arrivò con i discepoli a Betfage, nei pressi di Gerusalemme nel corso del sabato sera. Mandò due discepoli nel villaggio a prelevare un’asina legata con un puledro per portarli da lui. Se qualcuno avesse obiettato, avrebbero dovuto rispondere che il Signore ne aveva bisogno. Il Vangelo di Matteo (21, 1-11) ci racconta che questo accadde perché si adempisse quello che era stato annunziato dal profeta Zaccaria (9, 9) “Dite alla figlia di Sion; Ecco il tuo re viene a te mite, seduto su un’asina, con un puledro figlio di bestia da soma”.
Così i discepoli fecero quello che gli era stato richiesto e, dopo aver portato i due animali, la mattina seguente, li coprirono con dei mantelli e accompagnarono Gesù nel suo viaggio a Gerusalemme.
La folla pronta ad accoglierlo fu numerosissima, richiamata dalle voci dell’arrivo del Messia. Tutto era pronto per il suo ingresso: stesero a terra i mantelli, alcuni tagliavano rami dagli alberi di ulivo e di palma, pronti per essere agitati festosamente per rendere onore a Gesù esclamando “Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nell’alto dei cieli!”.
La lettera della passione: la liturgia
La liturgia della Domenica delle Palme, si svolge partendo da un luogo scelto accuratamente e presente al di fuori della chiesa. I fedeli si radunano e il sacerdote inizia con la benedizione dei rami di ulivo o della palma che vengono distribuiti ai fedeli dopo la lettura di un brano evangelico. A questo punto ha inizio la processione fino a raggiungere l’interno della chiesa. La celebrazione della messa prosegue con una lunga lettura della Passione di Gesù, tratta dai Vangeli di Marco, Luca, Matteo, secondo il ciclico calendario liturgico. Il testo della Passione non è lo stesso che viene letto nel corso della celebrazione del Venerdì Santo, che invece è tratto del Vangelo di San Giovanni.
Il racconto della Passione viene letto da tre lettori, ognuno rappresenta: il cronista, i personaggi delle vicenda e Gesù. Il testo si articola in quattro parti: inizia con l’arresto di Gesù, segue il processo giudaico, poi si rievoca il processo romano, seguono la condanna, l’esecuzione, la morte e la sepoltura.
Al termine della messa, i fedeli portano a casa i rami di ulivo benedetti che vengono conservati come simbolo di pace. In molte regioni è usanza che il capofamiglia utilizzi un rametto di ulivo, intinto nell’acqua benedetta nel corso della veglia pasquale, per benedire il pranzo e la tavola imbandita nel giorno di Pasqua.
Quando si celebra la Domenica delle Palme?
La Domenica delle Palme è una celebrazione osservata dai cattolici, dagli ortodossi e dai protestanti. La ricorrenza si festeggia nel periodo della Quaresima ed è considerato il primo giorno del cosiddetto “Triduo Pasquale”.
Come puoi ben immaginare, la festa non cade sempre nello stesso giorno poichè è strettamente legata alla domenica di Pasqua. La festività pasquale è una delle poche liturgie a non avere una data fissa, ma che viene fissata secondo due parametri: l’equinozio di primavera del 21 marzo e la prima luna piena successiva a tale evento.
Per gli ortodossi invece, la data può variare dal 4 aprile e all’8 maggio poichè utilizzano il calendario giuliano e non quello gregoriano, come invece fanno i protestanti e i cattolici.
Se desideri approfondire questo argomento, ti suggeriamo la lettura di un precedente articolo su come calcolare la data del giorno di Pasqua.
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